Dietro le Quinte

Televisione

Hellsing Ultimate: Io li Odio i Vampiri del Terzo Reich

L’animazione giapponese può fare tutto e lo fa quasi sempre. Che si tratti di raccontare in maniera neorealistica la vicenda di un ragazzo e una bambina alle prese con gli orrori della Seconda guerra mondiale o narrare in maniera sperimentalmente eterogenea la storia di un ragazzo dal cui bernoccolo sulla testa escono strani robot, essa ha contribuito ad allargare in maniera irrefrenabile i confini della visione.

Questa innovazione del mezzo audiovisivo non è limitata solo a piccoli studi indipendenti ma trova spazio anche tra le grandi case di produzione che se ne servono per allargare i parametri di generi più codificati e commerciali. Se poi si tratta di trasporre su schermo un manga che già di suo mischiava allegramente elementi disparati il risultato di questa operazione non può che essere quantomeno straniante. Parliamo esplicitamente dell’anime Hellsing Ultimate, serie di 10 OAV dalla durata media di 40/60 minuti, usciti a cadenza quasi annuale dal 2006 al 2012. Nonostante i problemi produttivi (la serie fu cominciata dallo studio Satelight, poi passò in mano alla Madhouse e fu terminata con difficoltà dalla Graphinica e dalla Kelmadick) essa mantiene inalterato lo spirito folle dell’opera originale, il manga di Kōta Hirano.

Hellsing Ultimate è un frullato di generi che riflette quasi certamente il cambio di progettazione avvenuto a opera in corso. Parte come un canonico seinen a tema vampiresco incentrato sulla lotta tra organizzazioni religiose strutturate militarmente, ma, dopo aver introdotto il tema del revanscismo di una vecchia legione nazista, vira verso l’anarchia totale e distruttiva. Il pessimismo verso le istituzioni organizzate, religiose o politiche, pur essendo evidente nella prima parte era tenuto a freno dalle dinamiche action e dalla necessità di presentare il carisma infinito dell’infinitamente diabolico protagonista. Basandosi con precisione quasi esegetica sul romanzo Dracula di Bram Stoker il vampiro Alucard ne è infatti una rilettura onnipotente e postmoderna fatta a partire dalla fine (come dimostra palesemente il nome, che è semplicemente il contrario del suo ispiratore).

Nell’anime viene così immaginato che il Conte più famoso della Transilvania non trovi la morte per mano di Van Helsing ma venga imprigionato dall’omonima organizzazione religiosa protestante che, dopo aver messo dei sigilli alchemici ai suoi soprannaturali poteri, ne fa la propria arma contro le cospirazioni del cattolico Vaticano. Pur riconoscendo il suo rango subordinato al capo della casata Hellsing (in realtà nell’anime si usa un vocabolario molto più esplicitamente BDSM) il fascino di Alucard sta nella sua refrattarietà alla morale umana come dimostrato sin da subito dalla violenta vampirizzazione di Seras Victoria nel primo OAV. Egli sa di essere un mostro e si comporta come tale palesando una coscienza etica da “essere superiore”. A questa filosofia intrinsecamente pericolosa ma ammaliatrice i registi della serie accompagnano una coolness visiva abbagliante.

Il Nosferatu è infatti ritratto con un ampio ventaglio di tecniche spettacolari: dalla grande presenza di linee cinetiche attorno al mantello svolazzante alla continua presenza scenica di lenti brillanti, dalle carrellate sulle pistole lunghissime ai sorrisi diabolici declinati in centinaia di maniere diverse. Non si può tacere inoltre che gran parte della serie gira attorno alla stilizzazione della violenza. Pur essendo quasi sempre limitata a raccapriccio da inquadratura fissa (o al massimo da gif) il tasso di emoglobina in computer grafica è altissimo così come parossistico è il numero delle vittime del pazzo progetto del Millennium, l’organizzazione nazista che brucia completamente Londra per attirare il suo nemico Alucard. Più che fisicamente l’orrore allora si esprime in un’ideologia di pura morte che dal quarto OAV in poi si fa opprimente, nonostante alcuni siparietti comici disegnati in stile super deformed.

I discorsi del Maggiore sulla bellezza della guerra, sull’inevitabilità del sacrificio e della sopraffazione assumono una precisa direzione che si riallaccia alle frange più estreme di quella vecchia destra tedesca (o di quella odierna da bar che purtroppo vive ancora in mezzo a noi). Dalla seconda metà in poi della serie sono allora gli scontri a giustificare quelle farneticazioni e non viceversa, come accade in tutte le serie d’azione. Lo scontro dell’ultima legione nazista guidata da un vecchio cyborg contro un semi-immortale vampiro è la cornice steampunk alla più coriacea apologia dell’annientamento simil armageddon mai apparsa sotto forma di animazione. Tolto questo, quello che resta di Hellsing Ultimate è l’ottima regia, le estremizzazioni grafiche che ben si attagliano all’insalubrità mentale di tutto il cast di personaggi, le epiche musiche che chiudono ogni OAV, le divertenti esagerazioni sulle capacità balistiche di Seras Victoria e la nativa impossibilità linguistica dei doppiatori giapponesi ad esprimersi anche solo decentemente in inglese. E come direbbe padre Andersen: Eimen (per loro anche la formula Amen va letta nell’idioma di Albione)!

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